Rischio espositivo al radon e protezione degli ambienti di vita e di lavoro

Il radon è un inquinante largamente presente in natura, tuttavia se il gas radon, prodotto dal suolo e dalle rocce, fuoriesce e si diluisce nell’atmosfera, la sua concentrazione risulta talmente bassa da non costituire un rischio per la salute. Se invece il gas radon penetra in un ambiente confinato (es. locale interrato, scantinato ecc.) tenderà ad accumularsi raggiungendo livelli tali da rappresentare un rischio.

Una sostanza altamente cancerogena

Il radon è un agente cancerogeno che causa un aumento del rischio di contrarre il tumore polmonare. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha classificato fin dal 1988 il radon nel Gruppo 1, nel quale sono elencate le sostanze dichiarate cancerogene per l’uomo. Gli edifici a rischio radon maggiormente esposti sono quelli costruiti su suoli di origine vulcanica o fortemente permeabili e che impiegano materiali da costruzione quali tufo, pozzolane, graniti, partecipando così alle cause dell’inquinamento indoor.

I valori di tolleranza indicati dall’OMS e dall’UE

Non esiste una concentrazione “sicura” al di sotto della quale la possibilità di contrarre il tumore è nulla. Possiamo dire che organizzazioni scientifiche internazionali (l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Comunità europea e singoli Paesi) hanno fissato dei livelli di riferimento per le abitazioni e per gli ambienti di lavoro al di sotto dei quali ritengono il rischio accettabile. Al di sopra di questi valori, invece, suggeriscono e in alcuni casi impongono di adottare provvedimenti per la riduzione della concentrazione.

Da dove nasce il radon e dove lo ritroviamo

Il radon viene generato in modo particolare nelle rocce di origine vulcanica come le lave, le pozzolane, i tufi, il granito ed il porfido.

Il livello di radon presente negli edifici dipende da molteplici fattori, tra i quali la tipologia di edificio, i materiali utilizzati per la costruzione, i ricambi di d’aria, la ventilazione, ecc. La maggiore concentrazione di emissione radon deriva da una pavimentazione poco isolata, dai solai oppure dalle intercapedini, che sono a contatto con il terreno, come i locali degli edifici collocati nei seminterrati o al pianterreno.

Pertanto si osserva che la frazione maggiore dell’esposizione alla radiazione naturale si deve all’inalazione del gas radon e dei suoi prodotti di decadimento, che sono presenti in atmosfera e, in concentrazioni più elevate nell’aria degli ambienti chiusi (abitazioni, luoghi di lavoro, ecc.)

I rischi

Va detto che, non è il radon di per sé ad essere nocivo, in quanto gas inerte, ma i prodotti del suo decadimento, che sono metalli quali piombo, bismuto e polonio. Alcune particelle di questi elementi infatti sono particolarmente pericolose in quanto possiedono un’elevata energia che può danneggiare le cellule, rompendo in più punti la molecola di DNA.

Le persone più a rischio sono i lavoratori che svolgono attività  in luoghi seminterrati e sotterranei, e tutti coloro che frequentano i locali interrati o seminterrati. Nelle abitazioni i locali maggiormente esposti sono le cucine, taverne, sale hobby ecc..   L’Istituto Superiore di Sanità ha stimato che in Italia il numero di casi di tumore polmonare attribuibili all’esposizione al Radon è compreso tra 1.000 e 5.500 ogni anno (su un totale annuale di circa 31.000 tumori polmonari), la maggior parte dei quali tra i fumatori, a causa dell’effetto sinergico tra Radon e fumo.


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La normativa europea

Il Decreto di recepimento della Direttiva 2013/59/Euratom riscrive tutta la normativa sulla protezione dalle radiazioni ionizzanti: importanti novità nell’ambito della protezione dal gas radon.

L’art. 12 fissa i nuovi livelli di riferimento della concentrazione media annua di attività di radon in aria, pari a:

  • 300 Bq/m3 per i luoghi di lavoro (precedentemente 500 Bq/m3)
  • 300 Bq/m3 per le abitazioni esistenti (precedentemente non considerate)
  • 200 Bq/m3 per le abitazioni costruite dopo il 31 dicembre 2024

Nelle aziende andranno effettuate misurazioni:

  • nei luoghi di lavoro sotterranei,
  • nei luoghi di lavoro in locali semisotterranei,
  • o situati al piano terra localizzati nelle aree prioritarie per la riduzione dei livelli di concentrazione di gas radon,
  • in specifiche tipologie di luoghi di lavoro da identificare nel Piano nazionale d’azione per il radon e negli stabilimenti termali.

L’esercente dovrà ripetere le misurazioni ogni otto anni e ogni qualvolta siano realizzati gli interventi di manutenzione straordinaria, di restauro e di risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia che comportano lavori strutturali a livello dell’attacco a terra nonché gli interventi volti a migliorare l’isolamento termico.

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