Lavoro notturno: cosa dice la normativa e quali sono gli effetti sulla salute
Il lavoro notturno, per molti, rappresenta una realtà quotidiana necessaria per mantenere attivi servizi essenziali e produzioni 24 ore su 24. Tuttavia, svolgere un’attività durante la notte comporta una serie di sfide sia a livello normativo che di salute. Questo articolo esamina in modo approfondito il quadro normativo del lavoro notturno, i limiti previsti e gli effetti che un tale impegno può avere sulla salute dei lavoratori.
La definizione legale di lavoro notturno
Un lavoratore notturno è generalmente colui che lavora per almeno tre ore del suo turno all’interno di un periodo che va dalla mezzanotte alle cinque del mattino, secondo quanto stabilito dalla normativa italiana e dai contratti collettivi nazionali. Questo tipo di attività può essere svolta in diversi contesti, dal settore sanitario, ai servizi di sicurezza, alla produzione industriale.
Secondo il Decreto Legislativo 8 aprile 2003, n. 66, il periodo notturno copre un intervallo di almeno sette ore consecutive, includendo le ore centrali della notte. L’orario esatto può variare a seconda dei contratti collettivi, ma deve sempre comprendere la fascia che va dalla mezzanotte alle 5 del mattino.
Riferimenti normativi e limiti al lavoro notturno
Il lavoro notturno è regolamentato da una serie di disposizioni per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori. Il Decreto Legislativo n. 66/2003, che recepisce direttive europee in materia, fornisce una chiara definizione e impone limitazioni precise:
- Divieto per le donne in gravidanza: è vietato svolgere lavoro notturno tra le 24:00 e le 6:00 durante la gravidanza e fino al compimento di un anno del bambino.
- Esenzione per genitori di bambini piccoli: il lavoratore, madre o padre, convivente con un bambino sotto i 3 anni non è obbligato a svolgere lavoro notturno. La stessa tutela si applica per genitori affidatari o adottivi.
- Esenzione per chi assiste un familiare disabile: chi ha in carico una persona con disabilità, secondo la legge 104/1992, è esentato dal lavoro notturno.
Inoltre, il lavoro notturno è vietato ai minori di 18 anni, con rare eccezioni, e i contratti collettivi possono imporre ulteriori restrizioni o deroghe. In ogni caso, l’orario di lavoro complessivo durante la notte non può superare le 8 ore in media nelle 24 ore.
Salute e sicurezza: gli effetti del lavoro notturno
Lavorare di notte non è solo una sfida per l’organismo, ma può avere anche conseguenze importanti sulla salute. I ritmi circadiani, ovvero il ciclo naturale di sonno e veglia, vengono alterati, causando potenziali danni nel breve e lungo termine.
Nel breve periodo, i lavoratori notturni possono sperimentare problemi come:
- Insonnia o difficoltà a dormire.
- Eccessiva sonnolenza durante il giorno.
- Stress legato all’adattamento a orari non naturali.
Nel lungo periodo, invece, sono state osservate conseguenze più gravi, tra cui:
- Malattie cardiovascolari: l’alterazione del ciclo sonno-veglia è associata a un aumento della pressione sanguigna e a un maggiore rischio di infarti e ictus.
- Disturbi gastrointestinali, come ulcere o reflusso gastroesofageo.
- Problemi metabolici: il lavoro notturno è correlato a un incremento di peso e a un maggiore rischio di sviluppare il diabete.
- Problemi riproduttivi: studi recenti suggeriscono possibili impatti negativi sulla fertilità sia maschile che femminile.
Uno studio dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha inoltre classificato i turni di lavoro notturni come “probabili cancerogeni”, collegandoli a un aumento del rischio di tumori al seno, alla prostata e al colon.
Misure di prevenzione e sorveglianza sanitaria
Per ridurre i rischi, la legge prevede alcune misure di prevenzione. Il datore di lavoro è obbligato a effettuare controlli sanitari preventivi e periodici per verificare l’idoneità fisica del lavoratore al lavoro notturno. Questi esami devono essere eseguiti almeno ogni due anni, con l’obiettivo di monitorare l’impatto del turno notturno sulla salute dei dipendenti.
Inoltre, prima di essere assegnato a turni notturni, il lavoratore deve essere giudicato idoneo dal medico competente o da strutture sanitarie pubbliche.
Pensione anticipata: la disciplina del d.lgs. 67/2011
Il Decreto Legislativo n. 67/2011 ha introdotto per i lavoratori impegnati in attività considerate particolarmente faticose e pesanti, tra cui il lavoro notturno, la possibilità di accedere anticipatamente alla pensione. Questo riconoscimento nasce dalla consapevolezza che il lavoro notturno rappresenta un’attività stressante, che impatta negativamente sulla qualità della vita e sulla salute.
I lavoratori notturni possono dunque beneficiare di agevolazioni per andare in pensione prima, tenendo conto del numero di notti lavorate durante l’anno e degli anni di servizio.
Quanti sono i lavoratori notturni in Italia?
Secondo i dati più recenti forniti dall’Istat, nel 2022 si stima che oltre 2,5 milioni di lavoratori in Italia siano impegnati in turni notturni, corrispondenti a circa l’11% della forza lavoro totale. Questi numeri sono in crescita rispetto alle rilevazioni precedenti, segno che il lavoro notturno sta diventando sempre più diffuso.
Tuttavia, secondo il Rapporto Italia di Eurispes, la percentuale potrebbe essere ancora più alta, arrivando fino al 15%, coinvolgendo circa 3 milioni di lavoratori in settori che spaziano dall’industria, ai trasporti, alla sanità. Il lavoro notturno, essenziale per molti settori produttivi e di servizi, richiede una particolare attenzione alle normative e alla tutela della salute dei lavoratori. Le leggi attualmente in vigore offrono protezioni importanti, come esenzioni per alcune categorie e controlli sanitari obbligatori, ma i rischi per la salute rimangono significativi, soprattutto nel lungo periodo. Per finire, vi rimandiamo al recente articolo relativo all’analisi dei dati sugli infortuni di giugno.