Cronaca di un rassicurante sabato sera in città, tra tecnologia umana e digitale

«Buonasera, siete in lista?», la frase è ripetuta quasi in automatico dal maciste in abito scuro all’ingresso del locale.

«Sissi certo!», rispondo all’addetto alla security sulla porta della discoteca più cool della città, una delle tante persone che ogni sera prestano la loro attenzione affinché tutto fili liscio, senza eccessi, in piena osservanza delle leggi, garantendo il divertimento di ciascuno in piena sicurezza. Già, sicurezza, una parola che mi accompagnerà attraverso l’intera nottata.

Una birra in compagnia, due chiacchiere, quattro salti in pista, ma con le cuffie sulle orecchie, modello “tempo delle mele”, ma perfettamente in linea con la tendenza dei millenials, perché si tratta di un silent party, in una dimora storica della piazza principale in centro. Infatti, l’ultima frontiera delle feste più modaiole è paradossalmente il silenzio di una musica trasmessa solo in cuffia Bluetooth da DJ dall’animo green, in location altrimenti non utilizzabili senza violare la loro intrinseca sicurezza, quella acustica dei vicini e, perché no, la salute del nostro apparato uditivo. Ed ecco arrivate le 02:00 del mattino, è ora di recuperare la borsa al guardaroba e raggiungere la macchina. Ovviamente non si trovano le chiavi.

Armeggio nella mia tracolla tirando fuori qualsiasi cosa, ma non le chiavi. Improvvisamente, ricordo che il portachiavi, regalo del mio supertecnologico marito, bippa e si illumina quando viene perso. Perfetto! Attivo la App del mio smartphone che gestisce il meccanismo di sicurezza e … boom, ecco le chiavi finite in una microscopica scucitura della fodera. Ma prima, da non sottovalutare, ho dovuto sbloccare lo schermo facendogli l’occhiolino per il riconoscimento facciale, un indispensabile aiuto che il mio cellulare offre a chi come me con i numeri non va proprio a nozze.

Ora posso salire in macchina, metto la cintura di sicurezza e mi avvio verso casa, ma non è ancora l’ora del rientro; dopo il primo incrocio con un semaforo intelligente che regola il rosso e il verde sulla base della velocità di sicurezza, taaac posto di blocco. La paletta di un carabiniere mi invita ad accostare e – dopo aver controllato i miei dati con un iPad connesso ad un database condiviso con altri organi di sicurezza – mi chiede di sottopormi all’alcol test.

Per me nessun problema, sono comunque un po’ emozionata, ma avendo bevuto solo una birra scopriamo che è tutto ok. Dopo il congedo con il rassicurante saluto di ordinanza, mi sento dire: «Signora, capisco che è tardi, ma siamo qui per assicurare che possiate vivere a qualsiasi ora la città senza soprese».

Io replico con un sorriso che mi auguro gli abbia fatto capire quanto i cittadini apprezzino il loro instancabile lavoro e in un battibaleno finalmente arrivo sotto casa, dove mi attende ancora una fatica erculea: posteggiare una enorme station wagon. Anzi no, perché sempre quel marito 4.0 ha insistito perché avessimo un’auto con il sistema di frenata automatica e di parcheggio assistito.

Non so ancora bene quale formula magia o algoritmo renda così intelligente un pesante pezzo di ferro, ma a volte è meglio non farsi certe domande perché l’importante è raggiungere l’obiettivo! E ora su per le scale togliendo i soliti tacchi vertiginosi per non rischiare una distorsione della caviglia (non ho guidato a piedi scalzi in auto perché è meglio non rischiare!). Disattivo l’antifurto appoggiando il portachiavi su una piccola piastrina, il mio stargate per entrare a casa, dove in nostra assenza alcune telecamere vigilano sugli ambienti e ci avvisano con un collegamento video qualora qualcuno entri senza permesso.

Unica eccezione ammessa i movimenti del nostro bulldog inglese che, invece di fare la guardia, russa per 20 ore al giorno e solo di tanto in tanto si aggira nei pressi del frigorifero. Giusto il tempo di una benefica doccia dotata di cromoterapia e regolatore di calore per evitare inutili sprechi e garantire la giusta temperatura, perché oltre alla sicurezza fisica serve anche un po’ di benessere mentale. Finalmente sotto le coperte è ora di dormire, non prima di aver attivato la sveglia, unica vera sicurezza per non bucare tutti gli appuntamenti della mattinata.

Morale: in poche ore di vita si incontrano misure e sistemi di sicurezza a cui spesso non prestiamo attenzione, ma che rendono le città più sicure per tutti e che garantiscono l’integrità fisica e il benessere di ognuno. Inoltre, semplificano molti aspetti del nostro quotidiano e ci rendono consapevoli che la tecnologia è oggi una compagna di viaggio indispensabile. Sì, ma sotto il controllo dell’uomo e della sua capacità di essere l’unica e vera macchina meravigliosa!

 

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