Amianto e mesotelioma: ecco i dati aggiornati dell’INAIL

Esposizione all’amianto: è online il sesto Rapporto del ReNaM, Registro Nazionale dei Mesoteliomi.

Nel periodo 1993 – 2015, i casi rilevati dal Registro Nazionale dei Mesoteliomi, si assestano attorno a 1.500 l’anno.

L’edilizia resta il settore economico dal quale proviene il maggior numero di ammalati per esposizione all’amianto.

Sono i dati riferiti dal VI Rapporto del Registro nazionale dei mesoteliomi – ReNaM, online sul portale dell’Istituto.

Cos’è il ReNaM Registro Nazionale dei Mesoteliomi

Il ReNaM segnala i casi di mesotelioma maligno, tumore causato dall’esposizione all’amianto, con una diagnosi compresa nel periodo 1993 – 2015.
Per l’arco temporale indicato sono descritti la distribuzione territoriale dei casi, il rapporto di genere, l’età media della diagnosi e le misure epidemiologiche di incidenza.

Cos’è il mesotelioma

Il mesotelioma, come spiega l’AIRC, è il tumore che nasce dalle cellule del mesotelio.

Il mesotelio è un tessuto che riveste come una sottile pellicola la superficie delle membrane sierose che “foderano” la parete interna di torace, addome e lo spazio intorno al cuore.

Il mesotelio assume diversi nomi a seconda dell’area che riveste: si chiama pleura nel torace, peritoneo nell’addome e pericardio nello spazio attorno al cuore.

Ricordiamo che questo tumore è associato soprattutto all’esposizione all’amianto.

Amianto e mesotelioma: il triste primato dell’Italia

L’Italia è uno dei Paesi al mondo maggiormente colpiti dall’epidemia di malattie amianto correlate.

Attualmente è in corso la massima incidenza di mesoteliomi a causa dell’uso massiccio del materiale dal secondo dopoguerra fino agli anni ’80 e della lunga latenza della malattia, ovvero del periodo che intercorre tra l’esposizione all’amianto e il manifestarsi della patologia.

Mesotelioma: il settore più colpito: l’edilizia

L’edilizia resta il settore maggiormente interessato.

«Dal ’92 è in vigore il bando di ogni forma di estrazione, lavorazione, importazione e commercio di amianto – spiega Alessandro Marinaccio responsabile del ReNaM – tuttavia, mentre l’utilizzo diretto del materiale (cantieri navali, produzione di manufatti in cemento-amianto) è del tutto cessato, permane il tema della possibile esposizione dei lavoratori impegnati in attività di manutenzione di edifici con presenza di amianto e del corretto svolgimento delle attività di rimozione e bonifica. Il numero complessivo dei casi rilevati resta invece invariato rispetto alla precedente edizione del Rapporto e, secondo le previsioni epidemiologiche, lo sarà ancora per qualche anno».

Mesotelioma: la diffusione della malattia fra le donne

Nel Rapporto sono pubblicati anche approfondimenti di ricerca che il ReNaM svolge su argomenti specifici. È il caso di uno studio epidemiologico sulla differenza di genere in relazione all’incidenza del mesotelioma.

«Lo studio mostra che in Italia, tra i casi di mesotelioma maligno, c’è una componente femminile maggiore rispetto ad altri Paesi – spiega Alessandro Marinaccio – Questo dipende da due fattori: la maggiore rilevanza dell’esposizione non professionale, cioè quella ambientale e familiare, e una consistente presenza di forza lavoro femminile nel settore industriale del tessile, settore nel quale nel passato è stata documentata la possibile esposizione».

«La consapevolezza dell’origine professionale o ambientale del mesotelioma nelle donne – continua Marinaccio – può migliorare l’efficienza delle politiche di prevenzione, consentendo di individuare gli strumenti più adatti per valutare l’esposizione all’amianto in un’ottica di genere».

Il 72% dei 27.356 casi archiviati è di sesso maschile.

Il VI rapporto ReNaM

L’archivio del Registro nazionale comprende, a dicembre del 2017, informazioni relative a 27.356 casi di mesotelioma maligno (MM) diagnosticati dal 1993 al 2015, rilevati in ragione di un sistema di ricerca attiva e di analisi standardizzata delle storie professionali, residenziali e familiari dei soggetti ammalati.

Fino a 45 anni la malattia è rarissima (solo il 2% del totale dei casi registrati). L’età media alla diagnosi è di 70 anni.

È riscontrabile una forte relazione fra livello di certezza diagnostica ed età. Nei soggetti in età avanzata è meno frequente disporre di una diagnosi di certezza. In particolare l’età media alla
diagnosi passa da 68,6 nei casi di MM certo a 73 nei casi probabili e a 77,7 nei casi possibili.

Per consultare il dettaglio del sesto rapporto ReNaM pubblicato da INAIL, clicca qui: VI Rapporto ReNaM.

Back To Top